Introduzione

Preferenze ambientali ed uso dell’habitat

Riqualificazione faunistica

Il fagiano e l’A.T.C. BR/A

Cause di insuccesso nelle immissioni

Il bracconaggio

Aree di immissione

 

 

 

Introduzione

Il fagiano è una specie a distribuzione semi – cosmopolita e caratterizzata da una evidente variabilità geografica.

Secondo la mitologia greca, il fagiano venne introdotto la prima volta in Europa da Giasone e dagli argonauti che, dopo la ricerca del vello d’oro, lo portarono in Grecia dalla regione della Colchide, in Georgia, attraverso la valle del fiume Phasis. Il nome scientifico del fagiano (Phasianus Colchicus) trae origine da questa legenda.

In Italia il fagiano fu introdotto a scopo alimentare ed ornamentale all’epoca dei romani, anche a fini venatori, ed hanno sempre raggiunto lo scopo; infatti, il fagiano è un uccello piuttosto invadente e tende ad occupare lo spazio vitale (la cosiddetta “nicchia ecologica”) di altri uccelli e da allora le immissioni con esemplari di diversa origine si sono susseguite fino ai giorni nostri.

A queste tendenze generali si sottrae la provincia di Brindisi dove il fagiano non ha mai avuto una presenza diffusa e nonostante i consistenti ripopolamenti (pronta caccia) attuati a partire dalla fine degli anni ’60 e nel ’70 con le famigerate “Zone 12 Bis”, la concentrazione di esemplari in occasione delle immissioni si esaurivano completamente dopo poche settimane.

  Infatti, la consistenza e la distribuzione numerica del fagiano nella provincia appaiono fortemente condizionate dalla scarsa disponibilità idrica offerta dal territorio, così la specie, pur essendo dotata di una forte plasticità ecologica che gli permette di adattarsi a diverse tipologie ambientali, trova un grosso limite in situazioni di carenza idrica, soprattutto in estati torride come le nostre.

 

Preferenze ambientali ed uso dell’habitat

Pur disponendo, come già detto, di un’ampia adattabilità che gli consente di sfruttare diverse tipologie ambientali, il fagiano predilige situazioni diversificate. Ambienti dotati di una buona varietà di componenti vegetazionali naturali e coltivate, accompagnati da una frammentazione della maglia poderale in unità colturali di dimensioni ancora contenute, costituiscono le situazioni preferite. Particolarmente ricercate sono le aree coltivate alternate ad incolti, siepi e piccoli boschi cedui. Un’equilibrata presenza di cereali autunno – vernini (frumento ed orzo), granoturco e leguminose foraggiere (erba medica, trifoglio, lupinella, ecc.) secondo le tradizionali rotazioni agrarie, costituisce un riparto colturale probabilmente ottimale per la specie.

Biadi e Mayot (1990) stimano che per garantire il soddisfacimento delle esigenze trofiche il fagiano necessiti della presenza di almeno il 15 – 20% di superficie investita a colture agrarie. Onde spezzare l’uniformità che spesso contraddistingue il moderno paesaggio rurale (estese monocolture) ed agevolare la creazione di siti di ricovero e di nidificazione può altresì rivelarsi utile la conservazione od il ripristino di terreni incolti nella misura di almeno il 10 – 20% della superficie totale. Soprattutto negli ambienti mediterranei, caratterizzati da estati calde e secche, risulta indispensabile un’adeguata dotazione di risorse idriche.

In tabella 1 è riportato il biotipo ottimale per il fagiano.

 

 

Riqualificazione faunistica

Per riqualificazione faunistica si intende l’immissione di animali al fine di incrementare il numero di individui presenti sul territorio.

L’origine dei soggetti impiegati può essere di tre tipi: di cattura con provenienza da altri paesi, di cattura in ambienti locali (in particolare Zone di Ripopolamento e Cattura) e di allevamento.

L’immissione nell’ambiente naturale dei Fasianidi allevati in cattività si presenta particolarmente difficile, soprattutto nel caso in cui sia finalizzata al conseguimento di un reale risultato faunistico. Sono, infatti, molteplici i fattori che penalizzano questo tipo di fauna nel momento in cui essa si trova a dover far fronte alle difficoltà insite nella vita selvatica.

I soggetti allevati, una volta immessi, sono costretti a fare i conti con un brusco cambiamento della propria dieta. Essi, infatti, sono costretti a passare nel giro di qualche ora da un regime alimentare fatto essenzialmente di mangimi sfarinati o pellettati ad un’alimentazione naturale basata sui semi, germogli, artropodi, ecc. 

I loro muscoli pettorali, in seguito alle scarse possibilità di volo esistenti all’interno di anguste voliere, presentano uno sviluppo ridotto che determina una minore capacità di volo e di conseguenza li espone a forti rischi di predazione.

L’intensiva alimentazione che è praticata negli allevamenti fa sì che questi soggetti presentino un peso generalmente elevato che tende a provocare una diminuzione delle capacità di volo. Tale ridotta capacità, a sua volta, si traduce in un aumento delle possibilità di predazione.

I soggetti allevati in cattività, in assenza dei genitori naturali che possano loro insegnare valide strategie antipredatorie, hanno scarse capacità di difesa nei confronti dei predatori. Questo tipo di difesa non può essere loro insegnato validamente e completamente nemmeno da genitori di sostituzione, come le chioccine mugellesi o le gallinelle.

Le condizioni sanitarie che generalmente caratterizzano i soggetti allevati possono rappresentare fattori negativi decisivi.

Per questi motivi vanno preferiti i soggetti di cattura, giovani (circa 90 gg.), che vengono rilasciati nel periodo invernale – primaverile (febbraio – marzo – aprile), cercando di limitare al massimo lo stress derivante dalle operazioni di cattura e trasporto. 

 

Il fagiano e l’A.T.C. BR/A

Le esperienze effettuate in questi anni di gestione (1998 – 2004), hanno dimostrato come sia improduttivo immettere fagiani sul territorio provinciale, ad esclusione delle immissioni effettuate con capi giovani (circa 90 gg.) di cattura, liberati nel periodo Febbraio – Marzo, in quelle poche realtà ambientali dove la specie, grazie alla presenza di una buona varietà di componenti vegetazionali naturali (incolti, siepi, piccoli boschi), coltivate (vigneto, frumento, orzo), e da un buon approvvigionamento idrico, ha potuto alimentarsi, rifugiarsi e soprattutto riprodursi.

            Per quanto sopra, in questi anni l’A.T.C. BR/A ha deciso di effettuare l’immissione di fagiani in due fasi: la prima nel periodo Febbraio – Marzo, come innanzi detto, la seconda nel periodo giugno – luglio, al fine di limitare le perdite degli animali nati sul territorio durante i primi giorni di apertura della stagione venatoria.

 

ANNO

MESE

N. CAPI

ORIGINE

IMPORTO

1997

agosto/ottobre

6.000

allevamento

€. 51.427,84

1998

novembre

2.000

allevamento

€. 17.668,51

1999

febbraio

1.500

cattura

€. 31.219,46

1999

agosto

1.500

allevamento

2000

marzo

300

cattura

€. 20.864,86

2000

agosto

1.700

allevamento

2001

agosto

680

allevamento

€. 5.267,86

2002

agosto

1.400

allevamento

€. 10.329,14 

2003

agosto

2.030

allevamento

€. 15.000,00

2004

febbraio

692

cattura

€. 10.006,32

2004

agosto

2.380

allevamento

€. 20.000,00

TOTALE

 

20.181

 

€. 181.783,99

TAB. 2 – IMMISSIONI EFFETTUATE DALL’A.T.C. BR/A

 

FASI DELLE IMMISSIONI DI FAGIANI EFFETTUATE DALL’A.T.C. BR/A

 

Cause di insuccesso nelle immissioni

  I fattori limitanti l’espressione del potenziale biotico di una popolazione possono essere distinti, a seconda delle modalità d’azione, tra quelli che determinano una morte immediata di un certo numero di individui e quelli che agiscono indirettamente sull’ambiente determinando un calo della sua recettività complessiva.

Nel primo caso sono da annoverare la predazione, le malattie, gli incidenti, il clima e gli effetti sono, di solito, di breve durata e di portata limitata in quanto un singolo evento di mortalità, per quanto possa indurre perdite di una certa consistenza, rende comunque disponibile una frazione di risorse utilizzabili dai sopravvissuti e/o dai discendenti (acqua, cibo, rifugi dai predatori e siti per la nidificazione).

  Nel secondo caso sono da annoverare le variazioni dell’uso del suolo, i pesticidi, il fuoco e gli effetti sono più pericolosi poiché hanno ricadute temporalmente più ampie ed interessano tutti gli individui di una popolazione

Di seguito si riportano in tabella 3 le percentuali di incidenza delle cause di insuccesso nelle immissioni.

 

TAB. 3 – CAUSE DI INSUCCESSO NELLE IMMISSIONI

 

Il bracconaggio

Anche ripetute azioni di bracconaggio, sommandosi agli altri fattori di mortalità, possono condizionare negativamente il successo riproduttivo del fagiano.

Al fine di stigmatizzare questo annoso fenomeno insistente nella provincia di Brindisi, l’A.T.C. BR/A, ha curato meticolosamente l’organizzazione di servizi di vigilanza venatoria, a copertura di tutto il territorio provinciale, avvalendosi della preziosa e professionale collaborazione delle guardie venatorie volontarie delle associazioni venatorie.

i servizi di vigilanza di cui sopra, oltre a svolgere un’azione di repressione degli illeciti, costituiscono un valido mezzo di azione di prevenzione degli stessi poiché, le guardie venatorie volontarie, con competenza e passione, provvedono ad educare il cacciatore, lì dove ce ne fosse la necessità, a non trasgredire le norme vigenti in materia di caccia.

 

Aree di immissione

Nell’attività di individuazione delle zone per le immissioni, l’A.T.C. BR/A ha avviato un’indagine specifica per verificare l’idoneità dei siti, la quale può essere sintetizzata in tre fasi:

·         Nella prima fase sono stati coinvolti i Presidenti dei Circoli Comunali delle Associazioni Venatorie, il cui contributo è stato prezioso, in quanto, conoscendo molto bene il proprio territorio, hanno fornito una prima indicazione delle zone più idonee;

·         Nella seconda fase le zone isono state oggetto di sopralluogo da parte dei tecnici dell’A.T.C., allo scopo di verificare l’effettiva rispondenza dei luoghi alle esigenze biologiche del fagiano;

·         Nella terza fase, attraverso censimenti, si è potuto verificare, in concreto, la idoneità delle zone individuate per le immissioni.

 

 

 

 

 

 

 

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