PROGRAMMA DI INTERVENTO
2017
Premessa
1.
- Immissione di fauna
selvatica stanziale per ripopolamento
2.
- Interventi sul territorio
3.
- Strutture di
ambientamento della fauna stanziale
Interventi
2017
PREMESSA
La
Regione Puglia con la Legge Regionale (L.R.) n° 27/98 e con il Regolamento
Regionale (R.R.) n° 3/99 ha recepito la L.S. n° 157/92 per quello che riguarda
la formulazione delle linee guida necessarie per una corretta ed efficace
pianificazione degli interventi di gestione della fauna e dell'ambiente.
L'art.
5 del R. R. n° 3/99, al comma 1 punto 1, sancisce che i Comitati di Gestione
(C. di G.) degli A.T.C. devono predisporre annualmente, entro il mese di Luglio
della relativa stagione venatoria "Il Programma di Intervento” sul
territorio destinato alla caccia programmata.
E'
da rilevare che il Programma di Intervento Annuale costituisce lo strumento
organico delle attività e degli interventi strutturali e temporanei da
realizzare sul territorio destinato alla caccia programmata.
Il
presente Programma di Intervento Annuale contiene i seguenti gruppi di
interventi:
1. Immissione di fauna
selvatica stanziale per ripopolamento;
2. Interventi sul
territorio;
3. Strutture di ambientamento della fauna stanziale.
Le
risorse finanziarie cui attingere il presente programma, per la sua
realizzazione, sono l'avanzo di gestione, le quote di accesso e partecipazione
versate dai cacciatori ed i contributi della Provincia (art. 54 comma 4 lettera
D della L.R. n° 27/98 e Tabella 5 lettera D del Programma Venatorio Regionale
Annuale).
LE
IMMISSIONI DI FAUNA SELVATICA
Generalità
Con
il termine Immissioni Faunistiche si intende definire gli interventi di
trasferimento e di rilascio di animali da parte dell'uomo. Si tratta quindi di
operazioni che pongono rilevanti problemi di natura biologica,
conservazionistica e gestionale.
Dei
tre possibili tipi di immissioni faunistiche (introduzioni, reintroduzioni e
ripopolamenti) il presente programma tiene conto soltanto dei ripopolamenti,
cosi come previsto all’art. 21 comma l della L.R. n° 27/98, mentre non
saranno trattate le reintroduzioni e le introduzioni, perché vietate
dalla vigente legislazione regionale in sintonia con il D.P.R. n° 357/97.
Per
il 2017 sono previste le seguenti immissioni:
TIPO
IMMISSIONE
|
SPECIE
|
PERIODO
|
RIPOPOLAMENTO
|
LEPRE
Europea
(Lepus
Europeaus)
|
FEBBRAIO
2017
|
RIPOPOLAMENTO
|
FAGIANO
(Phasianus
Colchicus)
|
FEBBRAIO/MARZO
2017
|
RIPOPOLAMENTO
|
STARNA
(Perdix
perdix)
|
FEBBRAIO/MARZO
2017
|
Sono
molti i fattori da tenere in considerazione prima di intraprendere un’attività
di ripopolamento: la provenienza, l'età e le condizioni sanitarie dei soggetti
al momento del rilascio, l'epoca e il sito di rilascio.
Ogni
progetto d’immissione verrà curato nei più minimi particolari, prestando
particolare attenzione ai seguenti aspetti:
- periodo di immissione;
- individuazione e miglioramento delle aree più idonee;
- provenienza e qualità degli animali;
- lotta contro i predatori;
- lotta contro il bracconaggio;
- tecniche di immissione.
Per
l’individuazione delle zone di immissione, l’A.T.C. BR/A intende avviare
un’indagine specifica per verificare l’idoneità dei siti, attraverso
sopralluoghi da parte dei Gruppi di lavoro dell’A.T.C., che valuteranno
l’effettiva rispondenza dei luoghi alle esigenze biologiche degli animali da
liberare.
Inoltre
i siti di immissione saranno interessati da miglioramenti, attraverso contributi
da erogare ai proprietari e/o ai conduttori dei fondi rustici ricadenti in
queste zone, allo scopo di mantenere habitat adeguati al mantenimento ed alla
riproduzione spontanea della fauna rilasciata.
LA
LEPRE
Introduzione
La
lepre rappresenta la specie stanziale storica della provincia di Brindisi, anche
se, pur trovando in questa idonee condizioni ambientali, all’inizio
dell’attività dell’A.T.C. BR/A incontrare una lepre nelle campagne
brindisine era un evento più unico che raro. Infatti già dopo l’ultimo
conflitto bellico, come d’altronde in tutte le regioni centro-meridionali, la
situazione della popolazione della lepre è stata caratterizzata da una graduale
riduzione di densità, che intorno al 1970 si è notevolmente ridotta, fino a
fare ritenere nel 1996 la lepre quasi del tutto estinta.
L’A.T.C. BR/A ha iniziato ad immettere le
lepri nel territorio provinciale a partire dal 1996, ottenendo un risultato
apprezzabile, tanto che ora esistono aree ove è possibile osservare una buona
densità della specie, soprattutto in aree non interessate da estese
monocolture, e caratterizzate da colture in rotazione e foraggiere.
Gli animali utilizzati per le immissioni
sono stati fino al 2008 essenzialmente di cattura originari dell’Est Europa,
successivamente, con l’entrata in vigore del disastroso art. 33 della Legge
Regionale n. 1 del 2008, sono state sperimentati diversi altri progetti, con
risultati altalenanti.
Nel 2016, a seguito del Commissariamento
dell’A.T.C., non sono state effettuate immissioni di lepri da parte dell’A.T.C.,
ma a riprova dell’alta vocazionalità del territorio per la specie, e
nonostante la pressione dell’annata venatoria, si registra ancora una discreta
presenza di capi.
Il periodo di immissione delle lepri è
quello che va dal 01 al 10 febbraio, sia per limiti imposti dalle legge ( vedi
l’art. 21, comma 7, della L.R. n° 27/98), ma soprattutto per motivi meramente
biologici, in questo periodo le lepri sono all’inizio della stagione
riproduttiva e pertanto attivamente all’incremento della popolazione.
Le zone che hanno la presenza di vigneti,
sono quelle che garantiscono la migliore disponibilità alimentare, di rifugio e
di riproduzione in ogni periodo dell’anno.
I fattori limitativi al successo di una
immissione di lepri sono rappresentati da pochi elementi (da tenere comunque in
considerazione prima della liberazione dei capi), come i muretti a secco alti più
di un metro, le recinzioni con reti metalliche, le strade asfaltate
caratterizzate da un fitto traffico automobilistico ( che sono causa, come da
dati statistici ampiamente documentati, della perdita annua del 10% della
popolazione).
Altro fattore limitativo è il
bracconaggio, che se pur limitato, necessita di ulteriore contenimento
attraverso piani di vigilanza.
La lepre , in provincia, non è soggetta a
una pressante attività predatoria da parte di altri selvatici, se si
escludono i capi malati, ma nel periodo post-parto, i leprotti possono sono
oggetto di attenzione da parte di volpi, cani randagi, e gatti inselvatichiti, e
anche da parte di gabbiani.
Proposte
di gestione
Nel
Bilancio Preventivo 2016 sono stati previsti €. 135.000,00 per
l’acquisto di lepri.
Tuttavia
prima dell’acquisto delle lepri e della redazione del relativo piano di
immissione, si verificherà, per mezzo dei censimenti, il numero di capi che il
territorio può sostenere.
Per
il 2017 è prevista n.1 (una) immissione nel periodo 1febbraio/10febbraio,
orientandosi verso la liberazione di lepri di cattura o pre-ambientate, in
quanto più idonee ad adattarsi dopo il rilascio al nuovo habitat, rispetto a
quelle di allevamento.
Il
rapporto di immissione rimane il già “collaudato” rapporto 1M/2F, ed il
numero minimo da rilasciare per zona dovrà essere di almeno sei, in modo tale
nel caso di perdita di un maschio, che la riproduzione possa essere assicurata
dal superstite.
IL
FAGIANO
Introduzione
Il fagiano è una specie a distribuzione
semi – cosmopolita e caratterizzata da una evidente variabilità geografica.
Nella nostra provincia il fagiano non
ha mai avuto una presenza diffusa e nonostante i consistenti ripopolamenti
(pronta caccia) attuati a partire dalla fine degli anni ’60 e nel ’70 con le
famigerate “Zone 12 Bis”, la concentrazione di esemplari in occasione delle
immissioni si esaurivano completamente dopo poche settimane.
La
consistenza e la distribuzione numerica del fagiano in provincia, infatti,
appare fortemente condizionate dalla scarsa disponibilità idrica offerta
dal territorio, così la specie, pur essendo dotata di una forte plasticità
ecologica che gli permette di adattarsi a diverse tipologie ambientali, trova un
grosso limite in situazioni di carenza idrica, soprattutto in estati torride
come le nostre.
Il
fagiano predilige situazioni diversificate, ambienti dotati di una buona varietà
di componenti vegetali naturali e/o coltivate, accompagnati da una
frammentazione della maglia poderale in unità colturali di dimensioni ancora
contenute. Un’equilibrata presenza di cereali autunno – vernini (frumento ed
orzo), granoturco e leguminose foraggiere (erba medica, trifoglio, lupinella,
ecc.) secondo le tradizionali rotazioni agrarie, costituisce un riparto
colturale probabilmente ottimale per la specie.
Biadi e Mayot (1990) stimano che per
garantire il soddisfacimento delle esigenze trofiche il fagiano necessiti della
presenza di almeno il 15 – 20% di superficie investita a colture agrarie. Onde
spezzare l’uniformità che spesso contraddistingue il moderno paesaggio rurale
(estese monocolture) ed agevolare la creazione di siti di ricovero e di
nidificazione può altresì rivelarsi utile la conservazione od il ripristino di
terreni incolti nella misura di almeno il 10 – 20% della superficie totale.
Soprattutto negli ambienti mediterranei, caratterizzati da estati calde e
secche, risulta indispensabile un’adeguata dotazione di risorse idriche.
L’immissione nell’ambiente naturale dei
Fasianidi allevati in cattività si presenta particolarmente difficile,
soprattutto nel caso in cui sia finalizzata al conseguimento di un reale
risultato faunistico.
Sono, infatti, molteplici i fattori che
penalizzano questo tipo di fauna nel momento in cui essa si trova a dover far
fronte alle difficoltà insite nella vita selvatica.
I soggetti allevati, una volta immessi,
sono costretti a fare i conti con un brusco cambiamento della propria dieta.
Essi, infatti, sono costretti a passare nel giro di qualche ora da un regime
alimentare fatto essenzialmente di mangimi sfarinati o pellettati ad
un’alimentazione naturale basata sui semi, germogli, artropodi, ecc.
I loro muscoli pettorali, in seguito alle
scarse possibilità di volo all’interno di anguste voliere, presentano uno
sviluppo ridotto rispetto allo standard, il peso maggiore del dovuto grazie ad
una intensiva alimentazione e scarse stategie di difesa, li espone alle attività
dei predatori, come la volpe i gatti inselvatichiti ed i cani randagi.
Anche le condizioni sanitarie, che
generalmente caratterizzano i soggetti allevati, rappresentano, in alcuni casi,
fattori negativi sul successo dell’immissione.
Proposte
di gestione
Per il 2017 è prevista n.1 (una)
immissione di fagiani per un importo preventivato complessivo di €. 25.000,00
euro nel periodo febbraio/marzo (importo preventivato € 25.000,00) da
effettuare in zone dove la specie, grazie alla presenza di una buona varietà di
componenti vegetazionali naturali (incolti, siepi, piccoli boschi), di
coltivazioni (vigneto, frumento, orzo), e di un buon approvvigionamento idrico,
possa alimentarsi, rifugiarsi e soprattutto riprodursi.
I fagiani verranno liberati nel rapporto di
1M/ 3F.
LA
STARNA
Introduzione
La Starna predilige aree pianeggianti,
collinari o pedemontane, aperte e coltivate.
Per
ottenere buone densità di coppie riproduttrici e per avere un buon indice di
riproduzione è indispensabile che il territorio soddisfi le seguenti esigenze:
1. una buona copertura e diversificazione ambientale;
2. presenza di bordure di strade, canali e fossi, siepi;
3. presenza di incolti, di colture di cereali e foraggere;.
4. assenza di boschi di grandi dimensioni;
5. poca pressione venatoria.
In natura la starna è monogama, due
soggetti insieme nella maggior parte dei casi è una coppia.
Un individuo da solo generalmente è un
maschio non accoppiato.
Per facilità di lettura divideremo il
ciclo biologico ed il comportamento sociale della starna in quattro periodi:
1. Fine Inverno-Primavera
A
partire da marzo-aprile la starna vive in coppia.
2. Fine Primavera
A
partire dal mese di maggio le femmine riproduttive costruiscono il nido,
depongono e covano le uova.
3. Estate ed Autunno
Alla
fine di Giugno schiudono le uova. I giovani restano con i genitori per tutto
l’inverno e costituiscono un nucleo familiare detto “Brigata”.
4. Fine Autunno-Inverno
I
giovani restano con i genitori sino a gennaio, periodo nel quale le Brigate
iniziano a disgregarsi. E’ questo il periodo della dispersione, si formano le
nuove coppie che colonizzeranno una nuova area.
In provincia si è determinata una totale
estinzione della starna a causa della riforma fondiari, con la conseguente
variazione di paesaggio agricolo ed habitat naturale.
Proposta
di gestione
Per il 2017 è stato preventivato
l’importo di € 15.000,00, per l’acquisto di coppie di starne da liberare
nel periodo febbraio/marzo in zone dove la specie, grazie alla presenza di una
buona varietà di componenti vegetazionali naturali (incolti, siepi, piccoli
boschi), di coltivazioni (vigneto, frumento, orzo), e di un buon
approvvigionamento idrico, possa alimentarsi, rifugiarsi e soprattutto
riprodursi.
Gli animali, come innanzi detto, essendo
monogami, verranno liberati in coppie (Rapp. 1M/1F).
VIGILANZA
VOLONTARIA
Introduzione
La
vigilanza è un aspetto fondamentale nell’ottica di un’equilibrata gestione
faunistico venatoria del territorio. Solo per annotazione, si segnalano i
numerosi studi ed esperienze svolte dal Game Conservancy inglese
sull’importanza dei gameskeeper, il nostro vecchio guardiacaccia.
Il
passaggio delle Guardie Provinciali alla Regione, con tutte le problematiche che
ne derivano, rischia di peggiorare una situazione già precaria. La problematica
della vigilanza venatoria nella nostra provincia, infatti, è annosa e di
grandissima importanza, ed è stata generalmente trascurata
dall’Amministrazione Provinciale, riducendo sempre più il personale addetto
per questioni che esulano dal settore venatorio, e purtroppo peggiorando una
situazione che oramai è insostenibile, soprattutto per l’azione di
bracconieri provenienti anche dalle provincie limitrofe.
Pertanto,
convinti che il guardiacaccia possa svolge una serie di operazioni gestionali di
supporto alle attività dell’A.T.C., come il controllo e la prevenzione del
bracconaggio, una maggiore lotta alle apparecchiature acustiche (soprattutto nel
periodo di ripasso delle Quaglie), di essere coadiuvato nelle catture e nei
censimenti, per il 2017 si è prevista la somma di €. 20.000,00 per
garantire un idoneo servizio di vigilanza venatoria.
CONTROLLO
DEI PREDATORI
Introduzione
Come
più volte detto al fine di raggiungere un’equilibrata gestione faunistico
venatoria di un qualsiasi territorio, un aspetto che non va trascurato è
il controllo dei predatori, infatti l'attività di quest'ultimi è determinate
sui risultati di un intervento di ripopolamento.
Alcune
specie molto plastiche come le volpi, i corvidi, i gabbiani, i gatti e i cani
randagi proliferano in modo innaturale, grazie anche all’abbondanza dei
rifiuti alimentari.
In
particolare per quanto riguarda la volpe ed i corvidi, vista la notevole
pressione predatoria che svolgono ai danni di leprotti, fagiani, ecc...; atteso
che in provincia sono all'apice della catena alimentare e non hanno concorrenti
in natura, è dovere dell' uomo intervenire per ristabilire gli equilibri
naturali, anche mediante l'attività venatoria.
Per
quanto riguarda la volpe ed i corvidi, l’A.T.C. BR/A, considerata lo scarso
interesse venatori di queste specie, intende avviare una gestione basata sul
controllo delle specie, prevedendo dei premi incentivati al fine di raggiungere
gli obiettivi indicati dall’art. 14 della Legge Statale n. 157/92 e
dall’art. 34 della Legge Regionale n. 27/98.
Proposte
di gestione
Per
il 2017 per i piani di controllo dei predatori è stato previsto un importo
complessivo di €. 15.000,00.
GLI
INTERVENTI SUL TERRITORIO
Generalità
In
tempi remoti, buona parte dell’agro brindisino era costituito da una fitta
foresta.
La
cosiddetta “Foresta Oritana”, ad esempio, comprendeva i comuni di Villa
Castelli, Francavilla Fontana, Oria e Latiano, e della quale ci sono state
tramandate notizie dagli atti conservati negli archivi notarili e da
pubblicazioni di carattere storico-economico.
Attualmente
i boschi coprono soltanto l’1% dell’agro della provincia, anche se è
possibile osservare piccole plaghe naturali nelle zone meno antropizzate, lungo
i tratturi di campagna ed i muri a secco, a testimonianza di un passato più
verde e rigoglioso.
L’attuale
struttura agraria inizia con le trasformazioni legate all’economia dei
“Borboni” e si completa successivamente con la Riforma Agraria del 1950, che
ha incentivato le opere di disboscamento del Mezzogiorno.
Le
possibilità di intervento concreto per migliorare le condizioni accennate e per
promuovere quelle di interesse faunistico appaiono legate soprattutto alla
diffusione dei miglioramenti ambientali.
Le
diverse tipologie di miglioramento dell’ambiente hanno una importanza
determinante per il rifugio, la nidificazione e l’alimentazione per molte
specie selvatiche. Per i galliformi in particolare, i microambienti delle siepi
e degli arbusti risultano un sito preferenziale di nidificazione oltre che un
importante luogo di rifugio dall’attacco dei predatori. A ciò va aggiunto il
fondamentale apporto alimentare garantito da questi elementi, nel periodo
autunnale e invernale, ad una ampia gamma di passeriformi. La loro presenza e
diffusione favorisce l’indice di diversità ambientale di un determinato
territorio e lo sviluppo del cosiddetto “effetto margine”. Ciò consente
l’instaurarsi di una fauna più ricca qualitativamente (numero delle specie
presenti) e quantitativamente (numero di individui per specie e biomassa
complessiva).
Oltre
agli effetti benefici di tipo faunistico tali interventi svolgono altre funzioni
utili per l’ambiente e le produzioni agrarie, tra cui la riduzione
dell’erosione del suolo, la funzione di barriera frangivento, l’incremento
della presenza di insetti pronubi e di predatori-parassiti dei fitofagi.
Con
il termine Miglioramenti Ambientali a fini faunistici si intende definire quelle
misure che hanno lo scopo di incrementare o ripristinare condizioni
dell’habitat favorevoli alla fauna (risorse alimentari, zone di rifugio e siti
di riproduzione) e di ridurre o eliminare gli impatti più significativi causati
dalle attività antropiche presenti sul territorio.
Dal
punto di vista tecnico, la realizzazione di questi interventi si differenzia a
seconda:
·
dell’area geografica e del tipo di habitat;
· delle specie selvatiche che si intende tutelare o favorire.
Un
aspetto essenziale è quello di conciliare l’esigenza di fare agricoltura in
modo economicamente vantaggioso con la possibilità di conservare la fauna
selvatica caratteristica dell’ecosistema agricolo.
E
proprio nel tentativo di contemperare queste esigenze l’A.T.C. di Brindisi
intende promuovere, attraverso bandi di concorso, interventi volti a migliorare
l’habitat, a mezzo di incentivi da erogare ai proprietari e/o ai conduttori
dei fondi rustici.
Gli
interventi più significativi proposti dall’A.T.C. per le caratteristiche del
territorio della provincia di Brindisi, per le specie di fauna selvatica
presente durante il periodo migratorio e per le specie di fauna selvatica
stanziale di particolare interesse per l’A.T.C. BR/A sono quelli a seguito
indicati:
1. Messa a coltura, mantenimento e/o ripristino di elementi fissi del paesaggio di
valore ambientale e faunistico, come ad esempio: le siepi, gli arbusti, i
cespugli, gli alberi, i frangivento, i boschetti, le vecchie sistemazioni
agricole, i laghetti, ecc..
2. Semina di “colture a perdere” e/o rinuncia alla raccolta di certe
coltivazioni su appezzamenti di piccola estensione;
3. Posticipazione, per quanto possibile, dell’aratura o dell’interramento delle
stoppie e controllo della pratica della loro bruciatura.
MIGLIORAMENTI
DELL’HABITAT
Introduzione
I
miglioramenti dell’Habitat, consistono nella realizzazione di micro habitat
e/o di elementi fissi del paesaggio, composti essenzialmente da specie
arbustive, favorevoli alla frequentazione della fauna selvatica: boschetti e
siepi che sono importanti elementi del paesaggio, nonché pozze e stagni di
abbeveraggio.
Il
loro ruolo ecologico può essere maggiore o minore a seconda delle specie
vegetali impiegate, ad esempio da studi effettuati si è evinto che il
biancospino offre supporto per 209 specie di insetti, il prugnolo a 153, il
faggio a 98 e l’acero a campestre a 51.
La
scelta delle specie arboree ed arbustive da piantare e la loro associazione,
deve essere accurata ed attuata in modo da non immettere nella zona interessata
elementi estranei alla vegetazione locale, sono infatti da privilegiare le
specie autoctone, anche se alcune specie naturalizzate si possono prestare bene
ad una utilizzazione a scopi naturalistici e faunistici. E’ importante
conoscere la vegetazione potenziale della zona o esaminare i relitti di boschi e
siepi ancora esistenti e considerare anche le condizioni climatiche. E
soprattutto nel caso delle specie naturalizzate occorre verificare la
rispondenza delle stesse al microclima locale.
I
miglioramenti possono essere realizzati sia mediante la semina, sia mediante la
piantagione di piante di piccole dimensioni o aventi già le caratteristiche di
una pianta adulta.
Considerando
le diverse situazioni del territorio della provincia di Brindisi, l’A.T.C. non
intende fornire (volutamente) indicazioni sulle specie da preferire, preferendo
lasciare libera scelta ai proprietari, che vorranno realizzare tali interventi
sulle loro proprietà, di proporre le specie più indicate per l’area
interessata, fermo restando comunque che le richieste ed i relativi progetti
saranno oggetto di attento esame e valutazione da parte della Commissione per i
Miglioramenti Ambientali dell’A.T.C. BR/A.
Anche
nella selezione delle aree l’A.T.C. preferisce, nel momento della
presentazione dei progetti, lasciare libera scelta ai proprietari dei terreni,
ma in sede di esame dei progetti escluderà i terreni ritenuti non idonei da un
punto di vista faunistico-territoriale. Nel senso che la selezione delle aree di
intervento si baserà sulla programmazione faunistico-territoriale già
esistente. In base a tale criterio gli interventi devono essere realizzati
preferibilmente nelle aree di maggiore interesse faunistico per le finalità
dell’A.T.C. BR/A, considerando inoltre prioritari tutti quegli interventi
volti alla creazione o al ripristino di Siepi, Boschetti e piccole Zone Umide.
Proposta
di gestione
Per
il 2017 si è prevista la somma di € 40.000,00 per la realizzazione di
miglioramenti di habitat, consistenti in boschetti, siepi, creazione di piccole
zone emide e pozze di abbeveraggio.
SEMINA
DI COLTURE A PERDERE
Introduzione
La
situazione dell’ecosistema agricolo è stata aggravata dall’abbandono di
quelle pratiche agricole (colture promiscue, rotazione, ecc.) come ad esempio la
tra semina, ossia la semina di una leguminose (erba medica, lupinella,
trifoglio, ecc.) in associazione con un cereale a semina primaverile, come
l’orzo.
Proprio
la progressiva rarefazione di questa coltura così ricca di insetti, ha svolto
un ruolo determinante nella scomparsa di specie quali la starna, l’allodola
ecc..
L’A.T.C.
ha l’obbligo di promuovere azioni per ricostruire quelle pratiche agricole
oramai abbandonate non essendo più economicamente convenienti, con
l’erogazione di incentivi per la messa a coltura del cosiddetto “Maggese
Faunistico”.
Questa
pratica, consistente nella semina di miscugli erbacei su terreni di piccole
estensioni, o piccole fasce ai margini dei grandi appezzamenti, con obbligo dei
proprietari di astenersi dallo sfalcio, dalla trinciatura, dal sovescio, dal
diserbo, e comunque da qualunque pratica agricola di coltivazione per un anno
successivo alla data della semina.
MISCUGLI
|
SEMINA
|
Dose (Kg/Ha)
|
Epoca
|
Erba Mazzolina + Trifoglio
|
15
|
Primavera
|
Avena + Veccia
|
80
|
Fine Settembre
|
Favino + Veccia
|
100
|
Ottobre
|
Mais + Miglio
|
25
|
Aprile – Maggio
|
Pisello + Avena o Segale
|
150
|
Settembre
|
Girasole
|
5
|
Marzo
|
Proposta
di gestione
Per
il 2017, per il maggese faunistico è stata prevista una somma di € 25.000,00
L’incentivo
(€/Ha 500,00) potrà essere richiesto da un minimo di un ettaro fino ad un
massimo di due ettari, con una previsione pertanto di un totale massimo di circa 50 ettari.
POSTICIPAZIONE
DELL’ARATURA O DELL’INTERRAMENTO DELLE STOPPIE
Introduzione
Le
stoppie di cereali rappresentano un ambiente di interesse per le specie
selvatiche in quanto ricco di semi di graminacee, caduti al momento della
raccolta, e superficie di sviluppo di piante avventizie e degli insetti appetiti
dalla selvaggina. La loro immediata aratura ed interramento, in previsione della
preparazione del terreno per le semine autunnali o primaverili, risulta negativa
anche se avviene in un periodo, quello estivo, in cui generalmente l'ambiente
offre sufficienti fonti alimentari alternative.
Se
l'interramento delle stoppie è negativo, la loro bruciatura lo è doppiamente
in quanto oltre a distruggere le risorse alimentari presenti sul terreno,
provoca perdite dirette tra i selvatici.
Inoltre
facendo sottrarre allo sfalcio il 10% dell’intervento si ottengono delle
essenze a perdere, dei cui vantaggi si è già detto.
Proposta
di gestione
Per
il 2017 si ritiene di continuare con questo tipo di incentivi con uno
stanziamento di €. 25.000,00.
L’incentivo
(€/Ha 250,00) potrà essere richiesto fino ad un massimo di cinque ettari, con
una previsione pertanto di un totale
massimo di circa 100 ettari.
STRUTTURE
DI AMBIENTAMENTO DELLA FAUNA STANZIALE
Introduzione
Il
pre-ambientamento è una pratica per permette agli animali allevati di adattarsi
al territorio nel quale verranno liberati in maniera graduale, riducendo così
il tasso di mortalità degli animali ed ottimizzando il successo delle
immissioni.
L’A.T.C.
in passato ha realizzato due tipi di strutture:
1.
recinti di ambientamento mobili,
che si sono rivelati non idonei, sia per i costi di gestione, in quanto
richiedono una vigilanza 24 h su 24, e anche perché in 15 giorni gli animali
non riescono ad “inselvatichirsi”;
2. recinti fissi, che si sono
rivelati più idonei dei primi, specie se realizzati in zone idonee e se gestiti
da personale attento alle esigenze dei selvatici.
Proposta
di gestione
Per
il 2017 per la realizzazione delle strutture di ambientamento è stata prevista
la somma di € 70,000,00 da impegnare come segue:
1. € 45.000,00 per realizzazione di
un recinto fisso per il pre-ambientamento di leprotti,
realizzato tramite bando a cui potranno partecipare i proprietari e/o i
conduttori di terreni agricoli ricadenti nel territorio agro-silvo-pastorale
della provincia e che avranno l’obbligo di vincolarsi al mantenimento della
struttura per 5 (cinque) anni, l’intervento prevederà un contributo a fondo
perduto per la realizzazione della struttura ed il riconoscimento di un premio
per ogni lepre catturata in più rispetto al 30% del numero totale dei leprotti
presi in consegna; i leprotti saranno immessi nel mese di ottobre nel rapporto
di 1M/1F per poi essere catturati nel mese di febbraio per essere immessi in
territorio libero, la densità di ogni struttura sarà di un leprotto ogni 4mq.
2. € 25.000,00 per la realizzazione
di n.20 piccoli recinti temporanei mobili ( n.1 per Comune di circa 20 mq.) per
il pre-ambientamento di starnotti d’allevamento (8/12 settimane) da immettere
nel mese di agosto e mantenuti per almeno 15 giorni); nelle vicinanze dal sito
di rilascio verrà collocato un dispensatore di granaglie ed acqua, che sarà
rimosso prima dell’apertura dell’annata venatoria.
Per
la buona riuscita del progetto sarà importante l’apporto fornito dai Gruppi
di lavoro che dovranno provvedere al foraggiamento ed all’approvvigionamento
idrico degli starnotti nel periodo di permanenza nelle struttura.
COLLABORAZIONE
CON l’ I.S.P.R.A
Per il 2017 si è prevista la somma di €.
10.000,00 al fine di avviare una collaborazione con l’Istituto Superiore per
la Protezione dell’Ambiente, attraverso una convenzione di consulenza, per
l’avvio di nuove tecniche di pianificazione faunistico-venatoria, con
l’obiettivo di migliorare le immissioni e contenere i costi sostenuti
annualmente per l’acquisto della selvaggina.
SCHEMA
RIEPILOGATIVO INTERVENTI PREVISTI
PER L’ANNO 2017
IMMISSIONI
DI FAUNA SELVATICA STANZIALE PER RIPOPOLAMENTO
|
TIPO
|
PERIODO
LIBERAZIONE
|
IMPORTO
|
LEPRI
|
FEBBRAIO
2017
|
€.
135.000,00
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FAGIANI
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FEBBRAIO
/ MARZO 2017
|
€.
25.000,00
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STARNE
|
FEBBRAIO
/ MARZO 2017
|
€.
15.000,00
|
VIGILANZA
VOLONTARIA
|
€.
20.000,00
|
CONTROLLO
DEI PREDATORI
|
€.
15.000,00
|
TOTALE
|
€.
210.000,00
|
INTERVENTI
SUL TERRITORIO
|
TIPO
|
IMPORTO
|
MIGLIORAMENTO
DELL’HABITAT
|
€.
40.000,00
|
POSTICIPATA
ARATURA STOPPIE
|
€.
25.000,00
|
SEMINA
E CONSERVAZIONE DI ESSENZE A PERDERE
|
€.
25.000,00
|
TOTALE
|
€.
90.000,00
|
STRUTTURE
DI AMBIENTAMENTO DELLA FAUNA STANZIALE
|
TIPO
|
IMPORTO
|
PREAMBIENTAMENTO
LEPRI
|
€.
45.000,00
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PREAMBIENTAMENTO
STARNE
|
€.
25.000,00
|
CONVENZIONE
CON I.S.P.R.A.
|
€.
10.000,00
|
TOTALE
|
€.
80.000,00
|
San
Vito dei Normanni, lì 29 luglio 2016
Il Direttore Tecnico
arch. Cosimo DELLE DONNE
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