L'ATC BR/A La gestione dei predatori  
  Il Territorio Provinciale I miglioramenti ambientali  
  Le immissioni di selvaggina Le Stoppie  

 

LA SELVAGGINA STANZIALE

Esaminate le condizioni ambientali del territorio provinciale, per una corretta gestione faunistico - venatoria, giova passare in rassegna la specie di selvaggina stanziale attualmente esistenti o che in passato hanno popolato l'agro brindisino.
Questo tipo di fauna un tempo ricchissima per numero e che si ritiene traesse origine dalle specie importate dalle invasioni colonizzatrici provenienti dal centro dell'Asia, è progressivamente declinata sino agli anni dell'ultimo conflitto mondiale. In questi ultimi decenni di fine secolo è diventata addirittura critica per vari motivi tra i quali il notevole aumento dei cacciatori attorno agli anni settanta, le linee assunte dalla moderna agricoltura che dal tipo estensivo e familiare si è trasformata in intensiva, le trasformazioni ambientali conseguenza anche di una cattiva politica urbanistica e non ultimo l'inquinamento industriale fattore decisamente negativo per il mantenimento e la riproduzione degli animali selvatici.
E' doveroso evidenziale che la nostra elencazione prende in esame solo quelle specie animali presenti con una grossa densità sul territorio o che rivestono grande interesse nella gestione faunistico - venatoria dell'A.T.C.

La LEPRE (Lepus europaeus europaeus)

La Lepre comune viene differenziata nel suo vastissimo areale in numerose sottospecie, la nostra si caratterizza per la notevole grandezza della testa, il colore del mantello di toni più fulvi e la zona del groppone più scura, che continua nella striscia mediana nera della coda.
Già dopo l'ultimo conflitto bellico la situazione della popolazione della lepre in provincia è stata caratterizzata da  una graduale riduzione di densità, che in seguito, ed in particolare agli inizi degli anni settanta si è notevolmente accentuata. (vedi Documento Tecnico n.13 del 1993 dell' INFS).

L'habitat originario della lepre è la steppa, ma in seguito alla modifica agraria del territorio, ha trovato una condizione ideale nelle zone coltivate a vigneto per la presenza di disponibilità alimentare in ogni periodo dell'anno.
Il territorio vitale della lepre si può dividere in due zone con funzioni rispettivamente differenti:
- un'area familiare (home range) ove la lepre stabilisce i suoi covi e che comprende anche le zone di pastura;
- un'area di esplorazione, che serve essenzialmente per percorsi di fuga e/o per gli eventuali adattamenti della struttura familiare.
Gli studi effettuati dall'INFS hanno mostrato che l'estensione dell'area vitale necessaria alla lepre, a capo, è di 9 Ha, mentre l'estensione dell'area familiare può variare da 3 a 30 Ha. La lepre è un selvatico soggetto ad una intensa azione predatoria da cui spesso (se in buone condizioni fisiche) riesce a difendersi, non solo con la fuga, ma sfoderando artigli e denti. Il nemico naturale della lepre nel nostro territorio è la volpe, anche se i piccoli leprotti sono oggetto di caccia anche da porte dei gabbiani a seguito delle alterazioni di una certa catena alimentare.
Senza alcun dubbio si può affermare che la Lepre rappresenta la specie stanziale storica ed anche la più idonea per il territorio della provincia, anche se allo stato attuale la meno numerosa. 

La VOLPE (Vulpus vulpus crucigera)

Parlare della Volpe significa trapassare con il manuale di biologia uno dei simboli della cultura popolare del mondo occidentale da Esopo a Collodi e ancora oltre. Di questo canide diffusissimo in tutte le latitudini è stato detto di tutto ed il contrario di tutto, spessa però senza una adeguata conoscenza scientifica.
La prima caratteristica della Volpe la diffusione deriva dalla capacità di adattamento, una delle maggiori che si conosca in natura e derivante essenzialmente da due fattori:

  1. l'alimentazione, infatti, nonostante venga classificata come carnivora è praticamente onnivora, adattandosi a qualsiasi tipo di dieta;

  2. struttura sociale della popolazione, infatti, pur non conducendo una vita di gruppo condivide il proprio territorio con altri nuclei familiari

In genere sano i maschi a possedere il territorio nel quale vivono una o più femmine, così quando arriva la stagione degli amori (gennaio - febbraio) il maschio si accoppia con una sola delle femmine e nel caso questa non riesca a portare a termine la gravidanza interviene una delle altre “concubine".
La gestazione dura sette settimane e mezzo dopo la quale vengono partoriti in media dai tre ai cinque cuccioli. Se in una certa area il numero complessivo dei soggetti scende sotto il livello di censimento, precedentemente rilevato, allora le volpi del territorio vicino si accoppiano più di quanto avrebbero fatto in condizioni di densità normale riequilibrando la situazione.
L'habitat tipico perlomeno per quanto riguarda la nostra provincia è quello dei canali di grande e media sezione ricoperti da una folta vegetazione e non disdegnando le zone coltivate a carciofo ove trova un ottimo riparo diurno.
Negli ultimi decenni si è assistito al fenomeno di un dilagante aumento di questo predatore, ciò soprattutto per il suo scarso valore venatorio, andando ad insediarsi sia nelle zone ove sussistono abbondanti disponibilità alimentari, come Lepri e Fagiani, ma anche vicino ai centri urbani ove è possibile trarre vantaggio alimentare dai cassonetti per contenere rifiuti urbani.
Alla luce di questa marcata espansione della Volpe è necessario che gli organi demandati alla gestione faunistico - venatoria del territorio provinciale debbano trovare i mezzi ( nel rispetto delle norme legislative vigenti) per sensibilizzare il mondo venatorio ad intervenire adeguatamente, se non si vuole rischiare che una grossa fetta delle risorse economiche destinate alla riproduzione delta selvaggina vada perduto  a causa dell'azione di questo predatore.

Il FAGIANO ( Phasianus colchicus)

Originariamente importato in Italia dalla Transcaucasia (Colchide) dagli antichi romani, rappresenta il capostipite dei nostri fagiani da caccia, che con il tempo é stato inquinato, come afferma l'INFS, dalla razza orientale (Phasianus colchicus torquatus) proveniente dalla Cina.
Da quanto sopra è evidente che stabilire a quale razza appartenga un fagiano non è sempre facile, però è possibile riconoscerne l'origine osservando alcune caratteristiche, come la presenza o l'assenza del collarino bianco, il colore del piumaggio ed in particolare quello delle copritrici alari. Nella razza originaria, comunque, il maschio è privo di collarino bianco ed ha il piumaggio scuro con intensi riflessi metallici, mentre le ali sono di colore avana - rossiccio.
1 - Il Fagiano dal Collare proviene dalla Cina sud - orientale, è caratterizzato dal maschio dal colarino bianco, il sopracciglio bianco, le ali di colore grigio azzurro.
2 - Il Fagiano Mongolia proviene dallo omonima regione, a nord della Cina, è il più grosso fagiano da caccia ed, attualmente, il più diffuso. Il maschio ha un largo collarino bianco, che però è interrotto sul davanti, mentre le ali sono biancastre.
3 - Il Fagiano Versicolore relativamente piccolo, proviene dal Giappone, si riconosce perché il maschio è privo del collarino bianco, ha il piumaggio di colore verdastro ed ali azzurro cupo.
Altre razze sono il Fagiano di Formosa ed il Fagiano Principe di Galles. Mentre molto adatto alla caccia è il Fagiano Tenebroso razza ottenuta incrociando soggetti melanici. Il maschio somiglia versicolore, ma molto più scuro ed ha ali quasi nere. Sebbene leggermente più piccolo di altri fagiani, è scattante, veloce e selvaticissimo.

In definitiva si rileva che il fagiano costituisce la selvaggina che più facilmente può essere immessa in gran parte del territorio provinciale, anche per la sua spiccata adattabilità.
Per i ripopolamenti con questo fasianide è consigliabile seguire la regola di preferire l'immissione di fagianotti dopo la mietitura del grano.


Fagiano Tenebroso


Fagiano Mongolese

atcbra@libero.it Accessi alla pagine: Totali 485 - del Mese 6 - di Oggi 1 ... data variazione pagina 10/04/2016 09:41:40 © Fulvio Rubino - 2016